Agriumbria rassegna stampa
 
 
LA REGIONE UMBRIA SOSTIENE CON FORZA I PROPRI ALLEVATORI
L'allevatore Magazine - Associazione Italiana Allevatori - Speciale Agriumbria Marzo 2012
L'allevatore Magazine - marzo 2012
L'allevatore magazine - Speciale Agriumbria 2012
L'allevatore Magazine - La Regione Umbria sostiene con forza i propri allevatori
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La zootecnia rappresenta più del 40% della plv agricola e riveste un ruolo strategico nell’economia regionale. Ecco perché le istituzioni locali intendono offrire soluzioni mirate alla tenuta e allo sviluppo del comparto
a cura dell’Assessorato all’agricoltura della Regione Umbria

Sono 4.903, pari al 13,5% delle aziende agricole, le aziende zootecniche in Umbria, registrate dal sesto censimento generale dell’agricoltura del 2010. I dati, confrontati con quelli dell’analogo censimento del 2001, parlano di una zootecnia in calo. I capi bovini allevati si riducono da 62.994 a 60.449 unità (-4%), i suini da 250.415 a 189.681. Non va meglio per gli ovini, passati da 149.787 a 107.009. Stessa sorte per gli avicoli, complessivamente calati del 10,2%, a seguito della media fra una contrazione di –65,5% nella Provincia di Terni ed un incremento del 57,3% nella Provincia di Perugia.
“I dati dell’ultimo censimento – commentano all’assessorato all’agricoltura della Regione Umbria – non fanno che fotografare la perdurante crisi del settore”. Motivi? A fronte di costi di produzione crescenti, i prezzi all’origine restano fermi, con conseguenti margini di guadagno ridotti per gli imprenditori agricoli.
Inoltre (e non è un elemento da sottovalutare) le produzioni locali, a chilometro zero, sono sempre più minacciate da prodotti d’importazione scarsi nella qualità, ma competitivi nei prezzi. La crisi economica fa il resto, con le famiglie costrette ad orientarsi verso prodotti più convenienti, anche se di minor qualità. Nonostante tutto, e a dispetto del ridimensionamento strutturale, la zootecnia (che rappresenta oltre il 40% della produzione lorda vendibile) riveste un valore strategico per l’agricoltura regionale. “Le ragioni sono molteplici – sottolinea Fernanda Cecchini, assessore all’Agricoltura della Regione Umbria – e vanno dalla ricaduta delle produzioni principali, come latte e carne, sull’industria di trasformazione al ruolo fondamentale che un’economia di tipo agrozootecnico riveste in molte zone svantaggiate della dorsale appenninica, dall’azione di ‘presidio’ esercitata sul territorio dagli allevamenti alla difesa delle tradizioni, legate ad esempio alla presenza di razze bovine pregiate, come la Chianina. Senza dimenticare, poi, le grandi potenzialità ancora aperte per quanto riguarda la produzione di prodotti tipici legati al territorio, come salumi, formaggi, norcinerie in genere, che tanta parte hanno – sottolinea l’assessore Cecchini – anche nella promozione turistica integrata dei nostri territori, dove le eccellenze enogastronomiche sono un elemento di assoluto richiamo”.

Obiettivi da centrare
Che fare, dunque? Come sostenere e sviluppare il comparto zootecnico in uno scenario caratterizzato da continui mutamenti, e, per quanto ci riguarda da vicino, da una Pac in costante evoluzione? “Anche la zootecnia – risponde Fernanda Cecchini – è interessata da quei concetti-cardine, da quelle nuove parole d’ordine delle attività agricole, che vanno sotto il nome di multifunzionalità, qualità delle produzioni, sostenibilità ambientale.
Anche per l’azienda zootecnica – spiega – vale la necessità di riprogrammarsi sui cambiamenti in atto, di darsi una struttura ed una organizzazione tali da garantirne la competitività nel mercato globalizzato”. Gli obiettivi da raggiungere si chiamano qualità (certificazione di prodotto e di processo), identificazione territoriale di prodotto, integrazione di filiera (puntando sulla cosiddetta “filiera corta”) e, ultimo ma non ultimo, la sostenibilità ambientale. “Si tratta – dice Fernanda Cecchini - di una tendenza che è già in atto nella nostra regione, quella cioè di una riorganizzazione della filiera produttiva, che, attraverso la progressiva acquisizione di spazi di filiera (come la trasformazione dei prodotti e la vendita diretta in azienda) sia in grado di indirizzare maggiori ricavi verso il produttore. Accanto a questo, occorre valorizzare al massimo l’immagine dei territori nelle loro peculiarità ambientali e paesaggistiche, che possono e devono rappresentare il valore aggiunto delle nostre produzioni locali, anche e soprattutto di quelle zootecniche. Dobbiamo sempre di più puntare su una strategia di sviluppo, fondata su produzioni di qualità con una forte connotazione territoriale, tale da caratterizzare il prodotto nel senso dell’unicità, rendendolo riconoscibile e attraente per il consumatore”.

Piano zootecnico
Consapevole dell’importanza del comparto, la Regione è impegnata nella elaborazione di un Piano zootecnico regionale (un “documento di obiettivi” è stato presentato nel giugno scorso), che, strutturato su una cadenza pluriennale, dovrà disegnare un concreto orizzonte di scelte, d’innovazione e d’investimenti a medio termine.
Un piano, ispirato dalla green economy, non più esclusivamente guidato da criteri puramente “produttivistici”, ma dalla coscienza che l’evoluzione dei gusti e delle sensibilità, oltre che delle tecnologie di allevamento e di trasformazione, richiedono per i prossimi anni un grande impegno nella ricerca e nell’innovazione in direzione della sicurezza alimentare, della qualità e del
contenimento dei costi in tutto il comparto della zootecnia.
Sul fronte dell’ambiente, il Piano zootecnico valuterà tutti i possibili interventi, attraverso i quali le aziende potranno migliorare la qualità ambientale delle loro pratiche, così come è prevista una semplificazione normativa in grado di snellire gli adempimenti a carico delle imprese, tenendo conto, soprattutto, delle particolari condizioni di disagio in cui operano le aziende delle zone marginali e montane, nella loro insostituibile funzione di presidio del territorio.
Per la realizzazione dei suoi obiettivi, il Piano stimolerà lo sviluppo di forme associative (a correzione di un eccessivo individualismo talora presente in produzioni di nicchia, che avrebbero bisogno di una maggiore massa critica per fare mercato) per tutelare e promuovere i prodotti, attraverso comuni e sinergiche strategie di marketing, indispensabili per uno sviluppo sui mercati nazionali ed esteri. La promocommercializzazione dovrà esaltare le caratteristiche di qualità e sicurezza alimentare dell’offerta, così da corrispondere alla crescente attenzione dei consumatori su questi temi.

Il Psr umbro
Il Programma di sviluppo rurale va in aiuto della zootecnia umbra. Sono previsti premi per i giovani agricoltori, atti ad incentivare il ricambio generazionale (misura 112); interventi di miglioramento strutturale dell’azienda, nell’ottica di un accrescimento competitivo di mercato (misura 121); progetti volti al rafforzamento della competitività della filiera lattiero-casearia, mediante interventi di ristrutturazione finalizzati alla riduzione dei costi e all’incremento dei ricavi (misura 123). Per non parlare di altri importanti provvedimenti, come l’indennità a favore degli agricoltori delle zone montane e svantaggiate, così da limitare i fenomeni di abbandono dell’attività agricola e di spopolamento (misura 132); gli incentivi per l’agricoltura biologica rivolta all’alimentazione zootecnica, per la salvaguardia delle razze minacciate da abbandono, per la riconversione dei seminativi in pascoli o “prato/pascoli”, nel quadro della generale riconversione dell’agricoltura intensiva in tecniche di gestione estensive (misura 214).
Senza dimenticare un tema sempre più importante e all’attenzione crescente dell’opinione pubblica, come il miglioramento delle condizioni di igiene e benessere degli animali, attraverso l’introduzione del metodo di allevamento di tipo estensivo per suini e bovini: suini allevati all’aperto e mandrie di bovini con libertà di pascolo e svezzamento naturale dei vitelli.
C’è da ricordare che la Regione interviene con fondi propri per la concessione di contributi, utili all’acquisto di riproduttori (maschi e femmine) che figurano nei Libri genealogici o nei registri anagrafici, così da incrementare il miglioramento genetico del patrimonio zootecnico umbro. E contributi ci sono anche per l’acquisto di materiale e attrezzature, necessari per l’identificazione elettronica degli ovicaprini al pascolo, soprattutto nelle aree montane e svantaggiate, a rischio di abbandono.

A tutela delle specie “minori”
Il Psr della Regione Umbria pensa anche ai cavalli, così importanti nell’immagine degli agriturismi e degli itinerari proposti dall’offerta turistica locale. Ci sono infatti contributi per l’ammodernamento delle aziende e per l’allevamento di razze in via di estinzione, come il Caitpr, il Maremmano, il Murgese e il cavallo del Catria, l’asino sardo e quello di Martinafranca, finanziamenti per attività non agricole come la creazione di ippovie e maneggi, e per l’incentivazione di attività turistiche, legate alle attività equestri. Ma contributi vengono erogati dalla Regione anche per la pesca, per l’acquacoltura (vulnerabilissimo bersaglio dell’inquinamento idrico) e infine per l’apicoltura, un settore particolarmente delicato per i molti rischi ambientali, che oggi rendono più difficile la vita delle api.